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Joseph Tusiani
Testamentum

TESTAMENTUM

Hic remanebo inter vos omnes, hic domum habebo,
Atque novum dabitur mihi nomen; sol ero, cantus,
Consilium, risus, nox fusca et fulgidus aether.
Omne ero quod remanet de carminibus quae panxi:
Musica, odor (nunc adde) et lumen et umbra et imago.
Montem unum novi, cecini sed culmina cuncta,
Vallem una vidi, pepigi sed cuncta profunda.
Oceanum dirum trepidanti corde cucurri
Sed nullum mare me oblivisci littora fecit
Terrae natalis (sunt illic omina Fati),
Quamobrem mansi puer in gravitate virili
Ut manet in fluctu vox prima atque ultima rivi.
Vita brevis fuit ut brevis est vesania Aprilis
Quae pariter vesana facit mortalia corda,
Ast in pectore stat, velut echo immaniter undans,
Unica et intima pax, eius dulcedinis hora.

Hoc lege abhinc annos viginti, incredule lector,
Testamentum huius viventis (crede) poëtae:
In te ipsum credes credendo firmiter in me.


(Novi Eboraci, die VIIIa Aprilis 1999)

 

TESTAMENTO

Io resterò qui, tra di voi,
qui avrò la mia casa;
un altro nome mi sarà dato:
sarò sole, canto, consiglio, riso,
notte fosca e fulgido cielo.
Sarò quel che rimane
dei carmi che composi:
musica, odore (e non basta),
e luce e ombra e immagine.
Ho conosciuto solo un monte,
ma ho cantato tutte le vette;
ho visto solo una valle, ma ho celebrato
ogni profondità. Con cuore trepidante
ho percorso l'oceano crudele,
ma nessun mare mi ha fatto
dimenticare i lidi dove nacqui
(sono lì i presagi del fato),
perciò resto bambino
nei miei anni virili, come resta nel mare
il primo e l'ultimo canto del ruscello.
La vita è stata breve, come è breve
l'insania dell'aprile, che ugualmente
rende insani i cuori dei mortali.
Ma resta ferma nel mio petto, come eco
che immane risuona, la pace
unica e intima, la sua dolce ora.

Incredulo lettore, tra vent'anni
leggi questo testamento di un poeta
ancor vivente (credilo): credendo in me,
avrai fede in te stesso.

(New York, 8 aprile 1999)


Traduzione di Emilio Bandiera

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