Serta
inodora vias ornant et multicolora
Lumina laetificant fuscum spatium nocturnum.
Ver latet atque dies sed fingere possumus amplas
Solares horas et odoras ebrietates
Mensis Maii. Quid facit hoc? Quae maxima virtus?
Natalicia nat quam audivi naenia quondam
Et rursum pulsant veteri dulcedine corda.
Sufficit ad nostri renovandum gaudium amoris
Calda pueritiae defunctae postuma flamma.
Anne fides paulisper adest ceu spuma superstes
De omnino mersis tenebrosi temporis oris?
Hoc verum est hodie: meminisse placet iuvenile
Caelum sideribus ridens alisque repletum.
Novi Eboraci,
Nonis Decembribus MM
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Serti senza
profumo ornano
le vie, e luci multicolori allietano
il fosco spazio notturno.
Non è primavera e non è giorno,
ma possiamo immaginare le ampie
solari ore e l'ebbrezza di odori
del mese di maggio.
Che cosa, quale grandissima potenza
realizza questo?
Va per l'aria una nenia natalizia
che un giorno udii e di nuovo
batte il cuore dell'antica dolcezza.
Per rinnovare la gioia del nostro amore
basta la calda postuma fiamma
della fanciullezza ormai lontana.
Oppure riemerge per un attimo,
come spuma superstite, la fede,
dalle spiagge del tutto sommerse
del tempo tenebroso?
Questa è la verità oggi:
è dolce ricordare il cielo giovanile
ridente di stelle e pieno di ali.
New York,
5 dicembre 2000
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